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Campagna SicuraMente: La sicurezza è un investimento, non un costo.

Dall'iniziativa di quattro aziende leader nella produzione di carrelli elevatori, Jungheinrich, Linde, OM Still e Toyota Material Handling, è nato “SicuraMente”, un progetto che punta alla diffusione di un corretto approccio alla sicurezza sul lavoro presso le aziende della logistica e dell'industria. E questo perché oggi la legge italiana, in linea con le normative europee, prevede condanne importanti per chi non rispetta le regole di sicurezza sul lavoro: il responsabile di un infortunio in azienda oggi rischia conseguenze penali, in prima persona, e amministrative, quindi con impatti anche pesanti sull'azienda stessa. Di conseguenza è importante sensibilizzare le aziende sull'importanza di tenere in sicurezza il parco dei carrelli elevatori e dei relativi utenti. La campagna SicuraMente è imperniata in particolare su quattro aspetti chiave: l'utilizzo di componenti e accessori originali, la manutenzione programmata delle macchine, la scelta di tecnici specializzati e qualificati, e i corsi speciali per carrellisti. Sul sito del consorzio (http://www.sicuramente.org/) si possono trovare tutti i dettagli di questa proposta e l'analisi del quadro normativo di riferimento, con le indicazioni specifiche relative all'uso dei carrelli elevatori. Per diffondere questi temi, il consorzio ha organizzato ieri a Milano, con il supporto di Ailog, una tavola rotonda, nella quale sono stati discussi questi argomenti alla presenza di esperti del settore. Erano infatti presenti Nunzia Gatto, Procuratore Aggiunto della Repubblica del Tribunale di Milano, Carlo Ricchetti, Direttore Produzione e Logistica di Alessi, e Gianfranco Cunico, rallysta ed esperto di guida sicura, con la presenza di Filippo Di Nardo, direttore della rivista Human Training, in veste di moderatore. I lavori sono stati aperti da Paolo Bisogni, presidente Ailog, secondo il quale «l’incontro nasce dal confronto tra l’approccio tecnico del logistico e le esigenze della sicurezza, dal punto di vista pratico e normativo e sotto il profilo delle risorse umane». A tal fine ha anche illustrato il ruolo dell’associazione come ente italiano autorizzato alla certificazione professionale, sia nazionale che europea. «La recente sentenza ThyssenKrupp ha segnato una svolta» prosegue Filippo Di Nardo aprendo la Tavola Rotonda «perché per la prima volta un imprenditore è stato riconosciuto responsabile di omicidio (in primo grado volontario e in secondo colposo) per non avere rispettato le normative di sicurezza: questo ci fa capire che, nell’attuale contesto, la sicurezza è fondamentale». Partendo dalle sentenze di Torino, Nunzia Gatto ha poi messo in luce come i primi due gradi di giudizio, pur con valutazioni diverse, abbiano sancito la gravità dell’accettazione di un rischio potenziale elevato da parte dell’imprenditore: «La normativa italiana sul lavoro è molto rigorosa (oltre a essere perfettamente adeguata alle legislazione europea) ed è anche chiara, con procedure e un’apposita modulistica che consentono di monitorare la situazione, coinvolgendo nella responsabilità tutte le figure professionali, compresi i lavoratori». «Oltre al profilo penale», ha aggiunto Nunzia Gatto «si deve tenere conto anche del profilo amministrativo, che a sua volta può prevedere severe sanzioni di natura pecuniaria fino ad arrivare alla chiusura dell’azienda: occorre quindi che le aziende vigilino e controllino costantemente la situazione della sicurezza». In base all'attuale quadro normativo infatti (Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, 81/2008, e decreto legislativo 231/2001 sulla responsabilità amministrativa), all'azienda, come soggetto committente e datore di lavoro, è attribuita una responsabilità completa sull'operato di coloro che svolgono un lavoro per suo conto. Di conseguenza è l'azienda che ha il dovere di verificare che tale lavoro sia svolto nella maniera corretta e nel rispetto delle regole. Nelle parole del procuratore, l'azienda dovrà “informare, formare e controllare” il personale all'osservanza delle norme di sicurezza, mettendosi sempre in condizione di dimostrare l'effettiva prestazione in questo senso (se necessario con richiami scritti o anche con l'imposizione di sanzioni). Altrimenti al datore di lavoro sarà imputato l'onere di eventuali incidenti, anche se accaduti a causa delle inadempienze del lavoratore stesso. Secondo Carlo Ricchetti, Direttore Produzione e Logistica di Alessi, la differenza cruciale è segnata dall’outsourcing: «A seconda della forma di terziarizzazione, i confini della responsabilità variano: spesso l’azienda appaltante persa di essersi scaricata da responsabilità ma non è così; è per questo che Alessi mantiene all’interno la quasi totalità delle attività logistiche, per avere piene garanzie di omogeneità di cultura aziendale, di formazione dei dipendenti e di possibilità di controllo». Il tema del rischio, e della sua gestione è stato infine approfondito in un’ottica molto particolare da Gianfranco Cunico, rallysta ed esperto di guida sicura: «La prevenzione attraverso la formazione, ha spiegato, è sempre la scelta migliore: questo vale per la guida, ma si può estendere all’intero contesto aziendale». Alla Tavola Rotonda hanno assistito circa 200 persone: imprenditori, manager, logistici, responsabili della gestione della sicurezza, consulenti. Fonte: Logistica Management



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